Quando la verità impone riflessioni

Senza alcun dubbio, la verità possiede una formidabile forza intrinseca. Neppure l’oscurantismo più feroce e potente  può  conculcarla.
Per questo la verità affiora sempre, nei modi, nei tempi, nelle forme più imprevedibili, ma chiare, luminose, indubitabili,  energiche ,travolgenti, spazzando via, inesorabilmente, le menzogne, le mistificazioni, le viscide manipolazioni entro cui era stata avvolta,  soffocata, manipolata
Accade infatti, eccone una prova!, che nella prefazione di un lavoro dedicato a quel gigante di valore, genio, coraggio e onore che fu Teseo Tesei, prefazione  a firma dell’ammiraglio Carlo Picchi, Comsubin, si legge:
“… gli intrepidi comandanti dei sommergibili, Brunetti, Borghese, Arillo, gli Uomini della X  devono lottare coraggiosamente non solo con il nemico, ma anche con la burocrazia che rallenta e rende difficile tutto, comprese le ottusità di Supermarina con le sue scarse vedute strategiche”.
Si, perché: “six men changed the face of the war in one night”.

Una frase celeberrima sembra pronunciata da Winston Churchill durante una riunione segreta del Gabinetto di Gerra britannico, verso la fine di dicembre 1941, a pochi giorni dall’impresa degli incursori dell X Flottiglia Mas, che “violano il porto di Alessandria d’Egitto, attaccano e affondano le due ultime navi da battaglia, Valiant e Queen Elizabeth, a disposizione dell’ammiraglio Cunningham e della sua Mediterranean Fleet..”
In precedenza:
13 novembre 1941, la portaerei Ark Royal cola a picco dopo essere stata silurata dall’U-Boot 81.
25 Novembre 1941, la corazzata Barham affonda in una esplosione terrificante, dopo essere stata colpita da tre siluri lanciati dal sommergibile tedesco U-33. (862 morti su un equipaggio di 1312 uomini).
La notte del 19 dicembre 1941 sei Uomini della X Flottiglia Mas penetrano nel porto di Alessandria d’Egitto e affondano due corazzate, Valiant e Queen Elizabeth, una grossa petroliera e danneggiano gravemente un cacciatorpediniere.
Le due navi da battaglia non colano a picco, ma si posarono sul fondo, perché nel porto di Alessandria d’Egitto il fondale raggiungeva solo i 17 metri circa. Tuttavia da quel momento e per oltre sei mesi la Mediterranean Fleet rimase senza navi da battaglia, mentre la Regia Marina, in quel medesimo periodo aveva ben cinque navi da battaglia efficienti e pronte all’impiego. Purtroppo l’ammiragliato italiano non seppe sfruttare la superiorità conquistata  “in una notte da sei uomini “(!!!) e rimase penosamente, colpevolmente inerte. Gli ammiragli italiani rimasero alla fonda, godendosi il tepore primaverile, all’ombra discreta e complice dei potenti cannoni da 203 -320 e 381 millimetri., con gittate che superavano ampiamente i 25/30 chilometri.
L’intervento dei sommergibili germanici nel Mediterraneo, su precisa personale decisione di Hitler (dimostrando la giustezza dell’apprezzamento, tattico/strategico dell’ammiraglio Raeder, circa il possibile successo strategico nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, con una condotta bellica meno prudente e non, come invece si verificò, rinunciataria), contro il parere dei suoi stessi ammiragli, consentì di ottenere ulteriori sensibili successi contro la Royal Navy.


NOTA DELLA REDAZIONE
Dopo la portaerei  Ark Royal e la nave da battaglia Barham (quest’ultima protagonista dello scontro di Matapan),i sommergibili tedeschi affondarono l'ìincrociatore inglese Galatea (14 dicembre).  Entro la fine del 1941 colarono a picco undici mercantili.
1941- Affondato il cacciatorpediniere Gurkha (17 gennaio); il caccia Jaguar (26 marzo). Il 16 aprile fu la volta di una petroliera; il 18 giugno dell’incrociatore Hermione, mentre il 30 giugno fu affondata la nave appoggio sommergibili Medway con a bordo oltre settanta siluri, di cui solo poco più della metà fu recuperata.
L’11 agosto 1942, grosso successo dei sommergibili germanici impegnati nel Mediterraneo: colata a picco la portaerei  Eagle. Numerosi i mercantili britannici o al servizio dei britannici affondati, compresa una petroliera norvegese.
Gli U-Boote furono fortemente impegnati e con vari successi nel contrasto allo sbarco alleato in Algeria. Tuttavia manca un lavoro, organico e complessivo, sull’attività dei battelli tedeschi nel Mediterraneo. Da quanto emerge, da una ricerca condotta da questo sito:  188 le unità nemiche, tra militari e mercantili, colate a picco dai sommergibili germanici dislocati nel Mediterraneo. Un bilancio lusinghiero che mostra e conferma l’inefficienza dei sommergibili italiani a causa dei criteri d’impiego arcaici e nettamente superati imposti dall’alto comando navale.
n sintesi, ottenne più successi la ventina di sommergibili impiegati attivamente rispetto al centinaio di battelli di cui disponeva la Regia Marina. Questione di addestramento, di mentalità e di filosofia, di condotta tattica.
In merito all’attacco su Creta e al successivo  reimbarco britannico, i Britannici subirono le seguenti perdite navali :
21 maggio 1941, cacciatorpediniere Juno affondato; incrociatore Ajax danneggiato, tre mesi fuori servizio.
22 maggio 1941: cacciatorpediniere Greyhound, affondato, incrociatori Gloucester e Fiji affondati; incrociatore Naiad danneggiato, tre mesi fuori servizio; incrociatore Carlisle danneggiato, un mese fuori servizio;  incrociatore Peth danneggiato, quattro mesi fuori servizio; nave da battaglia Warspite danneggiata, sette mesi fuori servizio; nave da battaglia Valiant lievi danni; cacciatorpediniere Kingston danneggiato, una settimana fuori servizio,
23 maggio 1941: cacciatorpediniere Havoc, danneggiato, tre settimane fuori servizio; cacciatorpediniere Ilex, danneggiato quattro giorni fuori servizio; cacciatorpediniere Kelly, affondato; cacciatorpediniere Kashmir, affondato,
26 maggio 1941: portaerei Formidable, danneggiata, sei mesi fuori servizio; cacciatorpediniere Nubian, danneggiato, diciassette mesi fuori servizio.
27 maggio 1941: nave da battaglia Barham danneggiata; due mesi fuori servizio.
28 maggio 1941 incrociatore Ajax nuovamente colpito.
29 maggio 1941 cacciatorpediniere Imperial, affondato; cacciatorpediniere Hereward, affondato; incrociatore Orion, danneggiato, otto mesi e mezzo fuori servizio; incrociatore Dido danneggiato, cinque mesi fuori servizio.
30 maggio 1941: incrociatore Perth danneggiato, quattro mesi  e mezzo fuori servizio;  cacciatorpediniere Kelvin danneggiato, sei mesi e mezzo fuori servizio.
31 maggio 1941: cacciatorpediniere Napier danneggiato, sei settimane fuori servizio, cacciatorpediniere Nizam danneggiato, una settimana fuori servizio.
1 giugno 1941: incrociatore Calcutta, affondato.
In sintesi, queste le perdite subite dagli Inglesi nella battaglia di Creta: 3 incrociatori e 6 cacciatorpediniere affondati: unità danneggiate: 4 unità di linea, 6 incrociatori, 7 cacciatorpediniere: Ulteriori perdite: 1 corvetta, 3 vedette, 2 motocannoniere e 5 motosiluranti.
Uno storico britannico ha scritto: “La storia è piena di insuccessi che si accompagnano a quei capi militari che avevano disconosciuto l’importanza del Mediterraneo”.
Ha tutto il senso di un epitaffio per la Regia Marina, che rimase all’ancora, mentre nelle acque di Creta si verificavano gli eventi di cui qui si sono indicati sommariamente gli esiti.

In sostanza la battaglia per Creta era stata vinta e brillantemente dai Tedeschi, dai paracadutisti lanciatisi sull’Isola e soprattutto da un’aviazione motivata , micidiale, perfettamente addestrata nella lotta antinave e decisa a dimostrare la propria superiorità . Tutto il contrario di quanto poteva fare la Regia Aeronautica, senza sminuire il valore e sovente l’eroismo mostrato dai piloti italiani.